Vinyasa e Hatha Yoga Dhara le Sequenze studiate per portare equilibrio

Si deve resistete alla tentazione di paragonarsi agli altri allievi.

                                Progredire nella pratica ha i suoi tempi: rispettarli è obbligatorio.

Vinyasa e Hatha Yoga Dhara le Sequenze studiate per portare equilibrio

di Massimiliano Cadenazzi 

Lo Yoga dell’unione e lo Yoga degli ardenti: “piazzare” in modo speciale 

Qual è il significato di Hatha Yoga Dhara?

Hatha è uguale a “forza”, “tenacia”. Questo proprio perché nella pratica è richiesta una certa dose di impegno e di costanza.  Lo Hatha Yoga Dhara è infatti anche considerato lo «Yoga degli ardenti», o «dell’eroe». Un altro significato della parola Hatha è “sole e luna” (con Ha che rappresenta lo spirito, ossia Ia parte maschile e Tha la psiche, ossia la parte femminile). Per questi motivi viene definito anche come lo “Yoga dell’unione”, riferito a due forze di polarità opposta. Hatha Yoga è perciò l’unione della mente con lo spirito, all’interno del nostro corpo, finalizzato alla realizzazione dell’Io per ritrovare la propria natura umana profonda. L’Hatha Yoga insegna a dominare la mente attraverso il respiro.

 

Cosa è lo Vinyasa Yoga Dhara?

La parola Vinyasa deriva da nyasa, un termine Sanscrito che significa “piazzare” e che, preceduto appunto dal  prefisso vi, equivale a: “piazzare in modo speciale”, proprio come nella disposizione delle note musicale in un raga, nei passi lungo un sentiero verso la parte superiore di una montagna, o nel collegamento di un asana all’altra. Nello yoga la comprensione più comune di Vinyasa equivale a una sequenza fluida e specifica di asana, coordinata con i movimenti del respiro. “Yoga”, infatti, significa “unione”, mentre “Dhara” significa “flusso”, proprio a intendere una sequenza armonica e ritmica di asana.

 

Cosa produce questa pratica?

Vinyasa Yoga Dhara è una pratica con la quale si uniscono respiro, movimento e concentrazione. Con essa si producono:

  • elevata sudorazione;
  • innalzamento delle endorfine;
  • respirazione controllata.

Condizioni, tutte quante, che conducono alla concentrazione massima, indispensabile per entrare nel flusso di questa pratica. Il movimento fluido ed energico tonifica sia a livello muscolare, sia cardiovascolare e rende pulito il sistema linfatico, mentre la respirazione (Pranayama Ujjayi) tonifica sia a livello polmonare, sia energetico.

Come si può favorire la concentrazione?

La direzione dello sguardo (Drishti) favorisce la concentrazione in un unico punto, senza dare spazio a elementi di disturbo esterni. I fissaggi posturali (Bandha) permettono invece di regolare il flusso dell’energia vitale (Prana), che scorre nel corpo all’interno di sottili canali energetici chiamati nadi.

La serie iniziale è chiamata “Sequenza Base”; è orientata al raggiungimento delle posizioni regine.

La pratica di Vinyasa Yoga Dhara si sviluppa in questa sequenza:

  • mantra di apertura;
  • sequenza predefinita con varianti (Ujjayipranayama);
  • pranayama finale (Kapalabhati);
  • mantra di chiusura;
  • meditazione rilassamento finale ringraziamenti alla classe.

Con la pratica, sotto la guida e le indicazioni dei docenti, in classe gli studenti apprenderanno così le basi di una lezione, le tecniche di aggiustamento degli asana e le varianti che il maestro riterrà di applicare in funzione delle abilità dei propri allievi, come pure la gestione delle fasi di rilassamento.

 

Come si svolgono le varie fasi?

Mantra di apertura

OM (tre volte)

Asato Maa Sad-Gamaya

Portami dalla falsità alla verità

 

Tamaso Maa Jyotir-Gamaya

Portami dall’oscurità alla luce

 

Mrityor-Maa Amritam Gamaya

Portami dalla mortalità all’immortalità

 

Om Shaantih Shaantih Shaantih

Om pace pace pace

 

Mantra di chiusura

svasti-prajā-bhyaḥ pari-pāla-yaṁtāṁ

nyāyena mārgeṇa mahīṁ mahīśāḥ

Possa la prosperità essere glorificata,

Possano gli amministratori governare il mondo secondo legge e giustizia

 

go-brāhmaṇebhyaḥ śubham-astu nityaṁ

lokāḥ samastāḥ sukhino-bhavaṁtu

Possano tutte le cose sacre essere protette,

Possano gli esseri di ogni luogo essere felici e vivere in prosperità.

 

auṁ śāntiḥ śāntiḥ śāntiḥ

Om, pace, pace, pace.

 

Come funziona la respirazione?

La pratica di Vinyasa Yoga Dhara si basa su una respirazione sonora chiamata Ujjayi Pranayama, ossia: “respiro vittorioso”. Per praticarla è necessaria una leggera chiusura della glottide[1], in modo che in fase di inspirazione e in quella di espirazione il suono venga prodotto nella parte posteriore della gola.  Per facilitare questo tipo di respirazione, si può portare la lingua in appoggio al palato morbido superiore, oppure agli incisivi.

Lo scopo di questa respirazione durante la pratica di Vinyasa Yoga Dhara, è quello di fungere da mantra per focalizzare la mente e, al tempo stesso, scaldare il corpo insieme alla chiusura dei Bandha.

 

 Cosa sono i Bandha?

Costituiscono un fondamento del Vinyasa Yoga Dhara vengono definiti anche “chiusure”, che si distinguono in:

  • Mūla Bandha, o chiusura della radice, che si ottiene attraverso l’attivazione del perineo;
  • Uḍḍīyāna Bandha, ossia “volare verso l’alto”, che comporta l’attivazione della parte bassa addominale, ottenuta portando l’ombelico in alto, verso la colonna vertebrale. Questa chiusura è molto importante, poiché supporta la respirazione, evitando così la caduta degli organi addominali e favorendo la massima espansione del diaframma.
  • Jàlandhara Bandha, o chiusura della gola, ottenuta abbassando leggermente il mento, mentre si solleva lo sterno.

 

A cosa servono esattamente i Bandha?

Permettono di regolare il flusso del Prana (energia vitale), che scorre nel corpo all’interno di sottili canali energetici chiamati Nadi. Queste chiusure facilitano l’entrata e l’uscita dagli Asana, come pure il loro mantenimento.

Sincronizzando il movimento con il respiro e praticando Mulabandha e Uddiyanabandha, inoltre, si produce un intenso calore che purifica i muscoli e gli organi interni, favorendo l’espulsione delle tossine e diffondendo nell’organismo gli ormoni benefici e i sali minerali che nutrono il corpo.

Vinyasa Yoga Dhara assicura un’efficiente circolazione del sangue e del sistema linfatico: il risultato che ne deriva è quello di avere un corpo forte e leggero.

Acquisendo la capacità di produrre un respiro lungo e profondo, la mente diviene calma e concentrata, i pensieri si fermano e ciascun movimento fluisce gentilmente ed accuratamente da un asana all’altro.

 

Qual è l’importanza dello sguardo mentre si pratica?

Durante la pratica di Vinyasa Yoga Dhara lo sguardo, ossia il Drishti, viene rivolto in punti specifici, in modo da focalizzarlo, ritirando così i sensi e concentrando l’attenzione all’interno di sé stessi; in totale i Drishti sono nove:

  • Nasagrai (punta del naso);
  • Brūmadya (in mezzo alle sopracciglia);
  • Nabi Chakra (ombelico);
  • Angusta Ma Dyai (pollice);
  • Hastagrai (mano);
  • Padāyoragrai (alluce);
  • Pārsva (orizzonte a destra);
  • Pārsva (orizzonte a sinistra);
  • Ūrdhva /Antara (verso l’alto).

 

Come si svolge una lezione guidata?

Durante una lezione di Vinyasa Yoga Dhara l’Insegnante guida la lezione secondo fasi molto precise che, per quanto semplici, aiuteranno a scandire il ritmo della pratica.

Il Maestro:

  • chiama il nome di ogni asana prima che venga eseguito;
  • chiama la transizione;
  • conta in sanscrito, a voce o mentalmente, il numero dei respiri per ogni asana secondo la sequenza: Ekam, Dve,Trini, Chatvari, Pancha.

 

Come si “aggiustano” gli Asana e quali le loro varianti?

I praticanti vengono aiutati nell’esecuzione della pratica attraverso leggeri aggiustamenti che, per quanto possibile, vanno evitati per gli studenti principianti. Per favorire gli studenti nella loro pratica, inoltre, l’insegnante li guida attraverso varianti eseguite in modo da consentirne le posture secondo i loro limiti, senza violenza per il corpo (Ahimsa).

La fase ultima della pratica prevede infine un momento di rilassamento, indispensabile per i praticanti a rilasciare ogni tensione, anche minima, accumulata durante l’esercizio stesso, per poi ritirare totalmente i sensi, entrando così in meditazione.

 

Quali sono le principali indicazioni per una buona pratica?

Le precauzioni

  • Vinyasa Yoga Dhara è praticabile in assoluta sicurezza da chiunque abbia compiuto il dodicesimo anno di età. Lo Yoga può tuttavia essere avvicinato anche nelle età precedenti, purché praticato in forma ludica e secondo la guida attenta di un maestro preparato per tale scopo;
  • La pratica non deve essere fatta in presenza di febbre. Dopo ogni malattia di tipo influenzale è opportuno osservare almeno un giorno di riposo, per poi ricominciare in forma leggera;
  • È sconsigliato praticare durante i primi tre giorni di ciclo mestruale, o nei primi tre mesi di gravidanza, come pure nei tre mesi successivi al parto;
  • Occorre praticare a stomaco vuoto (3 o 4 ore dopo i pasti). Prima della pratica si può bere un po’ d’acqua, o tisana. Non invece durante, né subito dopo.

 

Il momento propizio

  • Una pratica mattutina porta energia a tutta la giornata;
  • Una pratica durante le altre ore della giornata allevierà tensione di mente e corpo.

 

Cosa indossare

  • Occorre indossare un abbigliamento comodo: sono particolarmente indicati pantaloncini e canotta. Utile anche un piccolo asciugamano per il sudore.
  • È preferibile praticare a piedi scalzi;
  • È preferibile praticare indossando alcun tipo di oggetto (anelli, collane, orecchini, orologi …);
  • Non è consigliato fare la doccia subito dopo la pratica, ma dopo 30 o 60minuti.

 

Come e per quanto tempo si deve praticare

  • Durante la pratica occorre mantenere sempre la concentrazione sul respiro (Ujjayi), sulle chiusure (Bandha) e sullo sguardo (Ddhristi);
  • Occorre seguire con attenzione la sequenza degli Asana, poiché sono esercizi studiati per lavorare in sinergia;
  • Praticare ogni giorno Asana non è indispensabile. Basta fare anche solo meditazione, o Pranayama, oppure anche semplice esercizio di rilassamento;
  • Se c’è poco tempo a disposizione, è sufficiente eseguire serie ridotte;
  • Occorre non trascurare mai il rilassamento finale dopo la pratica;
  • Occorre concedersi una giornata di riposo settimanale dalla pratica.

 

Cosa significa provare dolore fisico durante la pratica?

  • Provare dolore acuto, o continuo, durante la pratica è significa essere andati oltre il limite del nostro corpo;
  • Occorre quindi evitare di forzare le posture e rispettare sempre il dolore, ma senza interrompete la pratica.

[1] Il piccolo spazio dietro la laringe

 

redatto e scritto da

Massimiliano Cadenazzi

JIGYASA HAMSA JACOB MASSIMILIANO CADENAZZI Fondatore Shanta Pani School ITALIA Fedele al precetto delle sacre scritture dello Yoga e dei Vedanta, si attiene al metodo Yoga di Patanjali – “lascia fluire, lascia scorrere dentro di te la pratica, rispettando il tuo essere, nessuna forzatura deve esserci, neppure nella tua persona” – è formatore principale di Shanta Pani School. Ha fondato la prima rete di Centri Olistici in Italia che si avvale di operatori qualificati in più campi del Benessere Psicofisico (www.shantapanischool.com). Ha ideato e realizzato, coadiuvato da un gruppo d’insegnanti Yoga e operatori olistici, il primo FREE YOGA FESTIVAL in Italia, che si prefigge anche il compito di raccogliere fondi che vengono devoluti in beneficienza. Ha pubblicato “PENSIERI FOLLI DI UN MAESTRO YOGA” e “DIALOGHI TRA UN MAESTRO E UN VIAGGIATORE”. Ha messo in scena ”PENSO POSITIVO MA NON VUOL DIRE CHE NON CI VEDA” e ”DIO, L’UOMO E LE RELIGIONI”, entrambe piece teatrali interattive. COMPETENZE Ha a suo carico più di 35 anni di esperienza nello Yoga. Ha frequentato gli Ashram di Sivananda e Ananda e molteplici corsi con Manju Jois. Il suo percorso, inoltre, è arricchito da una ricerca continua frequentando scuole di Iyengar Yoga, Ashtanga Vinyasa Yoga, Kundalini Yoga, Raja Yoga. È insegnante certificato YOGA ALLIANCE E-RYT200, RYT500, RCYT, RPYT e YACEP. È insegnante Yoga donne in gravidanza e per bambini secondo il metodo Junghiano, riconosciuto dallo Y.A.N.I. E’ terapeuta in Ayurveda e specializzato nell’utilizzo delle piante officinali È specializzato in tecniche di rilassamento e pratiche decontratturanti, abilitanti per un trattamento terapeutico generale. È istruttore di Pilates Mat. È operatore di Kinesiologia Applicata ed esperto in Trigger Point e Kinesiotaping. Svolge seminari e anima scuole di formazione per vari centri in Italia, presso le sedi in Italia e la Scuola Ananda Ashram di Milano.

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